Facies Passionis 2019: a Taranto la Pietà e il Legno Santo della Processione dei Misteri di Trinitapoli

in mostra dal 20 al 24 febbraio 2019 nella chiesa del Carmine

1712

Continua la nostra presentazione sui simulacri che saranno ospitati nella Chiesa del Carmine per l’edizione 2019 di Facies Passionis, la mostra organizzata dalla Arciconfraternita del Carmine che sarà allestita dal 20 al 24 febbraio 2019.

Tra i simulacri che saranno ospitati ci sarà la Pietà appartenente alla confraternita Sant’Anna di Trinitapoli, in provincia di Foggia, fondata nel 1832 (priore Domenico Strazio, padre spirituale monsignor Stefano Sarcina).

Il simulacro è custodito nella chiesa della Trinità-Sant’Anna, diocesi di Trani, Barletta e Bisceglie, vescovo monsignor Leonardo d’Ascenzo. La statua è di cartapesta. Ignoto sia l’autore che l’anno di costruzione anche se, dall’analisi della fattura artistica e dei lineamenti, si pensa che possa essere stata realizzata da Raffaele Caretta verso la fine dell’800. È portata a spalla da sei confratelli di Sant’Anna nella processione del Venerdì Santo, detta della Pietà e del Legno Santo. La statua è stata restaurata nel 2001. Dimensioni: 1,90 metri il solo simulacro, che diviene di 3 metri con la croce. La profondità è di un metro, la larghezza di 1,68 metri.

La confraternita di Sant’Anna

Il 21 maggio 1831, da Napoli, il Ministro degli Interni scriveva all’Intendente di Capitanata: “Molti naturali del Comune di Casal Trinità supplicarono il re nel suo passaggio di permetter loro lo stabilimento di una Congregazione sotto il nome di S. Anna nella Chiesa della SS.ma Trinità”; lo scrivente conclude invitando il capo della provincia ad esaminare la possibilità di esaudire la richiesta, informandone l’Arcivescovo di Trani e chiedendo il suo parere.
Il Presule, in una lettera del 4 giugno 1831, così si esprime: “… sebbene nello stesso comune vi siano altre congreghe, pure a me sembra … essere necessario installarne un’altra nella chiesa della SS. Trinità, essendo quasi abbandonata e mal tenuta, e che potrebbe rimettersi assistita dalla nuova congrega”.
Espletato tutto l’iter burocratico, Ferdinando II, re delle Due Sicilie, concesse il suo “sovrano beneplacito sulla fondazione e sulle regole della Congrega sotto il titolo di S. Anna”, con decreto emanato in Napoli l’11 gennaio 1832.
La nuova pia associazione fu installata nella chiesa della Trinità e naturalmente, come si era augurato l’Arcivescovo, questa fu rimessa a nuovo e riaperta al culto.
L’anno seguente, nel corso della sua Visita pastorale nel nostro paese, Gaetano de Franci, Arcivescovo di Trani, visitò anche l’ “Ecclesiam sub titulo Sanctissimae Trinitatis, in qua recente installata est congregatio laicalis sub titulo Sanctae Annae” e trovò tutto in ordine: “altare, vasa sacra et sacra paramenta, et in omnibus laudavit”.
E’ la confraternita, dunque, d’ ora in poi, che si preoccupa di mantenere in buono stato il sacro edificio, di cui è ospite.
Nel 1839, ad esempio, l’allora priore Nicolantonio Cirillo chiede l’autorizzazione a compiere dei lavori, perchè il “Cappellone della Chiesa della Trinità (…) è in pericolo di crollare; ed in conseguenza non si vede il solito concorso de’ divoti per le sacre funzioni; (…) La Congrega tutta intende di rifarlo di pianta ed a proprie spese”.
I Confratelli, intanto, vollero onorare la loro Titolare, esponendo in chiesa, alla pubblica venerazione, una statua di S. Anna, che sarebbe stata fatta venire da Napoli, con il contributo di tutti, in occasione di una epidemia di colera; la sacra immagine, poi si conservava in casa propria dal sacerdote don Angelantonio Miccoli, particolarmente devoto della Santa; ora, invece, per volontà della confraternita che si richiamava al suo nome, trova una più degna sistemazione nella chiesa della Trinità.
Quest’ultima, comunque, intorno alla metà dell’Ottocento, fu rifatta ex novo e più grande, con le due caratteristiche torri campanarie che ornano la facciata.

– Testo e foto (1) a cura di P. Pagano, tratti da “Le Confraternite di Trinitapoli” di Pietro di Biase, Schena Editore, Fasano di Brindisi, 1989.

La processione dei Misteri a Trinitapoli

Filmato storico (primi anni 70)
Attualmente a Trinitapoli il Venerdì Santo mattina, verso le ore 10.00, dalla Chiesa Madre esce la processione dei Misteri.

Ognuna delle cinque Confraternite trinitapolesi custodisce nelle rispettive sedi, per tutto l’ anno, due delle dieci statue che compongono la processione e che sintetizzano i vari momenti della passione di Cristo.

All’orario prestabilito si apre il portone della Chiesa Madre e la processione ha inizio con l’ apparire del primo Mistero, Gesù nell’ orto, seguito da S. Pietro che ha accanto un gallo; queste due prime statue vengono portate a spalla dalla Confraternita di S. Stefano.

Sopraggiungono dalla Rettoria di S. Anna Gesù alla colonna e Gesù alla canna o Ecce Homo, portati dalla Confraternita di S. Anna; queste due statue si dispongono dietro S. Pietro.

Dalla Chiea di S. Giuseppe, situata di fronte alla Chiesa Madre, portati dalla Confraternita di S. Giuseppe, escono subito dopo la Veronica e Gesù che porta la Croce.
A questo punto, dalla Chiesa Madre, escono i simulacri di Gesù Morto e della Addolorata, portati dalla Confraternita del SS. Sacramento.

La processione si avvia per le stradine del piccolo centro storico, attraversando via delle Carceri, via Casalvecchio fino a via Cavour dove, nei pressi della chiesetta dei SS. Medici, si congiunge con le statue del Cireneo che aiuta Gesù a portare la croce e del Calvario, in cui la Madonna, la Maddalena e S. Giovanni sono raffigurati ai piedi di Gesù Crocifisso. Queste statue provengono dalla Chiesa della Madonna di Loreto e vengono portate dalla omonima Confraternita che in essa risiede.
Dopo aver percorso alcune vie della città, la processione si conclude, dopo aver percorso via Vittorio Veneto e corso Trinità, con il ritorno di ognuna delle statue nelle rispettive chiese.
Un tempo, come indicato da Pietro di Biase nel suo libro su “Le Confraternite di Trinitapoli”, quando “la processione giungeva in corso Garibaldi, si fermava all’ altezza della Chiesa di Sant’Anna, la cui porta, dopo che alcuni confratelli avevano bussato tre volte, si apriva per lasciare uscire l’ Addolorata” che era stata lì portata la sera del Giovedì Santo.
“Si aveva così” continua il di Biase “il tradizionale incontro della Vergine con il Figlio morto. L’omelia dell’Arciprete veniva a commentare il rito; indi la processione, compresa l’Addolorata, riprendeva il cammino per sciogliersi intorno alle 14”.
Attualmente la processione dei Misteri dura poco più di un paio d’ore e le statue non vengono più portate con il caratteristico dondolio che caratterizza le processioni della Settimana Santa di quasi tutta la Puglia, ma con un passo piuttosto sostenuto, perdendo tutta la solennità che dovrebbero avere invece i momenti in cui la la Madonna in lutto segue mestamente il Figlio morto.

– Testo a cura del dott. Francesco Stanzione.

Articolo precedenteLa troccola dell’Addolorata entra nel Carmine. Settimana Santa Taranto 2017
Articolo successivoFacies Passionis 2019: a Taranto la Spogliazione della Processione dei Misteri di Valenzano