A Forore

8800

Poche ore prima la comunità festeggiava il Carnevale… coriandoli, luci, colori… poi… tutto d’un tratto il cielo si tinge di nero… allo scoccare della mezzanotte tra il martedì e il Mercoledì delle Ceneri, i confratelli della SS.ma Addolorata e San Domenico escono in processione lungo il cuore di città vecchia: un corteo penitenziale che segna l’avvio della Quaresima a Taranto, è la cosiddetta A Forore.

A Forore

La notte tra il martedì grasso e il Mercoledì delle Ceneri rappresenta un momento di forte suggestione per la comunità tarantina. Se fino a poche ore prima le strade erano gremite di festanti, maschere e allegria, la città vecchia ora assume un volto completamente diverso. L’aria si carica di un silenzio irreale, interrotto solo dal suono cadenzato dei passi dei confratelli incappucciati. Il corteo penitenziale A Forore non è solo una tradizione, ma un vero e proprio rito di passaggio che segna l’inizio di un periodo di riflessione e preghiera.

La processione si snoda lentamente, con un andamento solenne, quasi a voler sottolineare il distacco tra il mondo mondano del Carnevale e l’inizio della Quaresima. Le torce illuminano debolmente i vicoli della città vecchia, creando un gioco di ombre che amplifica il senso di raccoglimento e misticismo.

Mottetto la Desolata di Padre Serafino Marinosci

Al rientro del corteo penitenziale A Forore, prima di accedere in San Domenico, il corteo si posiziona sulle scalinate e la banda, sita su via Duomo, esegue il caratteristico mottetto La Desolata, una composizione sacra che tocca il cuore di chi ascolta.

Questo mottetto, scritto da Padre Serafino Marinosci, è una delle pagine musicali più intense legate alla Settimana Santa di Taranto. La sua melodia struggente e le sue note profonde evocano il dolore della Vergine Maria di fronte al sacrificio del Figlio. Il pubblico ascolta in assoluto silenzio, lasciandosi trasportare dalle emozioni che questa musica suscita.

Il corteo penitenziale A Forore è una delle tre processioni che la Confraternita di Maria Santissima Addolorata e San Domenico svolge durante la Quaresima: nella quinta domenica c’è il Crocifisso, mentre durante la Settimana Santa si svolge il Pellegrinaggio della Beata Vergine Addolorata (nella notte tra il Giovedì Santo e il Venerdì Santo).

Il corteo penitenziale nel cuore di Città Vecchia

Il percorso della processione attraversa i vicoli stretti e caratteristici della città vecchia, dove il tempo sembra essersi fermato. Le case antiche, i balconi in ferro battuto e le edicole votive lungo le strade creano un’atmosfera unica, amplificata dal canto sommesso delle preghiere dei confratelli.

Questa processione è un simbolo della fede popolare tarantina, una dimostrazione di come la città riesca a trasformare le proprie tradizioni in momenti di autentica spiritualità. E’ un cammino di penitenza che coinvolge ogni partecipante in un’esperienza intensa e personale.

Il rientro a San Domenico

Quando la processione giunge di nuovo davanti alla chiesa di San Domenico, il momento del rientro è altrettanto solenne. Le scalinate diventano il palcoscenico finale di questo evento, con i confratelli che, uno ad uno, rientrano nel luogo sacro per concludere il rito.

Gli occhi dei fedeli sono fissi sui confratelli, e l’atmosfera carica di emozione lascia il segno nei cuori di chi assiste.

La Banda chiude la processione

È circa l’una di notte del Mercoledì delle Ceneri: il Corteo penitenziale sta rientrando nell’oratorio. Inizia ufficialmente la Quaresima a Taranto.

Il suono della banda accompagna gli ultimi istanti della notte, concludendo una processione che rappresenta il passaggio da un tempo di festa a un periodo di raccoglimento e preghiera. Il popolo tarantino, legato indissolubilmente alle proprie tradizioni, continua così a rinnovare una delle espressioni più autentiche della propria fede.

Articolo precedente“E’ tempo nostro”. Esposizione del Santissimo e Quarantore al Carmine
Articolo successivoAl via il grande speciale su SettimanaSantaTaranto.it: oltre Quaranta giorni per vivere la Passione nella “Capitale italiana dei Riti”