Nell’alba del Venerdì Santo si entra nel pieno spirito dei Riti della Settimana Santa Tarantina.
Dal pomeriggio del Giovedì Santo sono in pellegrinaggio le oltre settanta “poste” della Confraternita del Carmine: il loro compito è di predisporre l’animo dei fedeli con un cammino molto simbolico. A mezzanotte è uscita come da tradizione l’Addolorata dal Pendiò di San Domenico.
La posta è la coppia di confratelli penitenti che compie il pellegrinaggio ai Sepolcri. Oggi a Taranto le poste sono le coppie dei confratelli del Carmine. Ma pare che questo privilegio i perdoni di Taranto lo hanno acquisito solo alla fine del 1700. Prima di allora infatti il pellegrinaggio ai Sepolcri era fatto anche dalle poste composte da confratelli di altre congreghe. Come quelli del Rosario con i quali, pare che i Carmelitani ebbero diversi e spiacevoli disguidi (ndr di cui parleremo in un altra pubblicazione). Le poste escono in pellegrinaggio dalla Chiesa del Carmine. Alcune escono dal portone principale, altre invece escono dalla portone della sacrestia, su via Giovinazzi.
Quelle che escono dal portone principale vanno in pellegrinaggio verso la Città vecchia. Anticamente questo loro percorso era detto “giro di città”. Quelle che escono dal portone della sacrestia invece visitano le chiese del borgo nuovo. In passato venivano chiamate “poste del giro di campagna”, poiché a quei tempi l’attuale borgo di Taranto era quasi tutta campagna. Diverso da oggi che invece rappresenta il borgo umbertino.
Succede che durante il pellegrinaggio due poste, due coppie di confratelli, si incontrino sulla stessa strada. Quando ciò accade si verifica il rito de “U Salamelìcche”: i perdoni si tolgono il cappello, il quale si adagia dietro le spalle, si inchinano e sbattono i medaglieri, i rosari e le corone all’altezza del petto.